Il capoluogo è un antico e pittoresco paese dominato dall'alto del colle su cui sorge dalle rovine di un castello arabo, trasformato in parte nel XVIII secolo da un Santuario dedicato alla Virgen de Gracia.
A nord del borgo si trova un dolmen chiamato la Cueva de las Granjas (grotta delle masserie). A destra si trova un alto roccione detto la Peña de los Enamorados dalla cui sommità secondo una leggenda popolare di amori impossibili si sarebbero buttati un cavaliere cristiano e la figlia di un Moro inseguiti dai parenti che contrastavano il loro amore.
Nella parte sudoccidentale del comune scorre il fiume Guadalhorce.
La tradizione dei falò in occasione della Vergine della Candelaria è diffusa in tutta l'Andalusia. Questo rituale purificante del fuoco è correlato con la purificazione della Vergine. Ad Archidona, la festa della Candelora risale al XVI secolo: le prime ordinanze in cui si menziona risalgono al 1586.
Nel corso della Candelaria, nella chiesa di Santa Anna vengono offerte torte e pulcini alla Vergine, che usciva in processione: il 3 febbraio invece si celebra il día de San Blas, in cui i bambini del luogo evocano la protezione del Santo per la loro salute fisica[2].
Storia
La località rimase sotto la giurisdizione della nobile Casata di Osuna. Nel 1901 fu insignito del titolo di città e nel 1980 è stato dichiarato Conjunto Histórico Artístico.