Figlio di Artemidoro e fratello di Taurisco, insieme a quest'ultimo fu adottato dallo scultore Menecrate che fu, forse, loro maestro. Divenne cittadino di Rodi[1] e per questa città insieme a Taurisco realizzò, intorno al 180 a.C.[2] il gruppo scultoreo noto come Toro Farnese, dalla copia di epoca antoniana conservata al Museo archeologico di Napoli, che rappresenta il supplizio di Dirce, perpetrato da Anfione e Zeto, legando la regina a un toro infuriato.
Opera
Il supplizio di Dirce è descritto da Plinio (Nat. hist., XXXVI, 33) il quale riferisce come l'opera fu trasportata a Roma dove entrò a far parte della collezione di Asinio Pollione. La tipologia del gruppo rielabora schemi precedenti (se ne conosce, rinvenuta a Rodi, una versione che doveva probabilmente decorare un ninfeo, stilisticamente dipendente dall'Amazzonomachia del Mausoleo di Alicarnasso[1]) e ripresi frequentemente in seguito.
Note
^abMoreno 1996, in EAA, s.v. Arte ellenistica rodia.
Maria Teresa Amorelli, Apollonios 4°, in Enciclopedia dell'arte antica classica e orientale, vol. 1, Roma, Istituto della enciclopedia italiana, 1958.
Antonio Giuliano, Arte greca : Dall'età classica all'età ellenistica, Milano, Il saggiatore, 1987.
Paolo Moreno, Arte ellenistica rodia, in Enciclopedia dell'arte antica classica e orientale : Secondo supplemento, Roma, Istituto della enciclopedia italiana, 1996.