Amirpour nasce il 26 novembre del 1980 a Margate, in Inghilterra, da genitori iraniani di Teheran che avevano lasciato il Paese nel 1979 per stabilirsi nel Kent, dove il padre aveva cominciato ad esercitare la professione medica.[1] Quando Amirpour ha otto anni, la famiglia lascia l'Inghilterra e si trasferisce di nuovo, stavolta a Miami.[1] In merito alle sue origini, la regista ha dichiarato: «Sono cresciuta nella cultura pop americana, è come il DNA della mia anima e della mia personalità».[2]
Fin da piccola, Amirpour sviluppa un forte interesse per il cinema: nel corso di tutta la sua infanzia guarda in compagnia del padre molti film western, appassionandosi in particolar modo a quelli di Sergio Leone.[3] Per il suo dodicesimo compleanno, le viene regalata una videocamera che comincia subito ad utilizzare per girare il suo primo corto, che ha come protagonista uno spietato assassino.[4] Un'altra delle sue passioni infantili è il fantasy, sia in campo cinematografico che letterario, grazie ai romanzi di Anne Rice.[5] Da Miami, la famiglia di Amirpour si trasferisce nuovamente, stabilendosi in California, dove lei frequenta le superiori a Bakersfield.[6] Parlando di quegli anni, dichiarerà: «non avevo degli amici, avevo un monociglio, ero imbarazzante e salivo sugli alberi: non ero abbastanza femminile per uscire con le altre ragazze. Così andavo sullo skateboard».[1] Ad isolarla ulteriormente dai coetanei c'è anche il suo soffrire di una perdita dell'udito del 30%,[7] condizione a cui lei stessa imputa la poca presenza di dialoghi nei suoi film.[7]
Terminati gli studi superiori, si iscrive alla facoltà di belle arti della San Francisco State University,[8] dove comincia a scrivere racconti e, in seguito ad un incontro con un agente, sceneggiature.[9] Nel 2003, viaggia per la prima volta in Iran per entrare in contatto con le proprie radici.[10] Quando una sua sceneggiatura vince un premio di 10 mila dollari alla BlueCat Screenplay Competition,[11] Amirpour lascia San Francisco nel 2009 e si trasferisce a Los Angeles,[12] dove si iscrive alla facoltà di cinema, teatro e televisione dell'UCLA.[8] Per quanto riguarda il suo processo creativo, ha dichiarato: «mi piace finire le sceneggiature a Las Vegas, di solito quando sono a pagina 55 o giù di lì prendo una stanza per cinque giorni e non la lascio per le prime 76 ore».[13]
Carriera
Sempre a partire dal 2009, Amirpour realizza diversi cortometraggi, tra cui A Girl Walks Home Alone at Night (2011), da cui trarrà il proprio lungometraggio d'esordio.[14] Conosce il suo co-protagonista maschile, l'attore Arash Marandi, l'anno seguente, mentre trascorre cinque mesi in Germania, realizzando per il festival internazionale del cinema di Berlino il cortometraggio A Little Suicide.[15][16]
Nel 2014, Amirpour sceneggia e dirige quindi il suo primo lungometraggio, intitolato A Girl Walks Home Alone at Night e da lei definito «il primo spaghetti western iraniano sui vampiri».[17] Interamente girato in persiano e in bianco e nero, il film racconta di una giovane vampira in chādor (interpretata da Sheila Vand) che bracca gli abitanti di una città fantasma iraniana. Di fronte alle difficoltà nel reperire i fondi necessari, la regista opta per un finanziamento tramite crowdfunding,[18] riuscendo a raccogliere 57 mila dollari su Indiegogo.[19] Il film è stato girato in 24 giorni a Taft, città petrolifera situata nella valle di San Joaquin;[20][21] Amirpour ha dedicato fortissima attenzione alla scelta della location: «le location per me sono importanti esattamente quanto il cast degli attori che interpretano un personaggio; ho passato diversi mesi andando a Taft, visitando le raffinerie e girando per le strade».[22] Il film è stato prodotto da Elijah Wood e dalla sua compagnia indipendente Spector Vision; la collaborazione è stata resa possibile grazie ad un'amica comune, Sherry Diwani, che li ha messi in contatto.[23]
Nel 2016, presenta il suo secondo lungometraggio, The Bad Batch, alla 73ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.[27] Il film, descritto come «una love story post apocalittica e cannibale ambientata nel deserto del Texas [...] tra El Topo e Dirty Dancing»,[27][28] è stato concepito da Amirpour in seguito all'assunzione di LSD durante il Burning Man.[29] A tal proposito, non ha mai nascosto il suo uso di droghe, parlando di "effetti del tutto positivi" che "un'esperienza psichedelica" ha nel processo creativo, e specialmente in fase di scrittura.[30] Forte del plauso della critica ottenuto con A Girl Walks Home Alone at Night, Amirpour dispone di un cast che comprende, oltre alla protagonista Suki Waterhouse, attori come Jason Momoa, Keanu Reeves e Jim Carrey,[27] ma, nonostante vinca a Venezia, dove concorreva per il Leone d'oro, un premio speciale della giuria,[31] il film riceve un'accoglienza molto tiepida da parte della critica, che non lo ritiene all'altezza del predecessore, indicandone tra i motivi la sua narrativa ondivaga.[32]