L'agoranomo (in greco antico: ἀγορανόμος?, agoranómos, "impiegato del mercato"[1]) era, nella maggior parte degli stati greci, un magistrato i cui doveri erano simili a quelli degli edili romani (gli scrittori greci infatti, chiamavano gli edili agoranomi). Sotto l'impero romano gli agoranomi furono chiamati logisti (o, in latino, "curatores reipublicae"), godettero di grandi onori e il loro ufficio venne considerato come uno dei più onorati ed importanti tra quelli degli stati greci. Molte iscrizioni antiche parlano di agoranomi premiati con corone.
Funzioni
Gli agoranomi esistevano in gran parte degli stati greci, comprese Sparta e Atene, come provano numerose iscrizioni.
A Sparta
Il poco che si sa riguardo agli agoranomi spartani è dovuto in massima parte alle iscrizioni. Questi agoranomi formavano un collegio (in greco antico: συναρχία?) e avevano un capo (in greco antico: πρέσβυς?).
Al tempo dei Romani entrarono nel collegio degli empelori (in greco antico: ἐμπέλωροι?).
Ad Atene
I dieci agoranomi ateniesi, uno per tribù, erano magistrati regolari all'epoca della democrazia.
Erano 5 per la città e 5 per il Pireo; la dizione di Arpocrazione che parla di 20 agoranomi, 15 per la città e 5 per il Pireo, è falsa.
I doveri degli agoranomi assomigliavano per alcuni aspetti a quelli degli astinomi.
Il dovere principale degli agoranomi era ispezionare il mercato, cioè l'agorà, e controllare che tutte le leggi fossero rispettate. Avevano il controllo di tutte le cose che erano vendute al mercato, ad eccezione del grano, che era invece soggetto a giurisdizione dei sitophylakes.
Gli agoranomi dovevano soprattutto sovraintendere alla vendita dei prodotti al dettaglio (in greco antico: καπηλεία?); la vendita dei prodotti all'ingrosso in gran parte non avveniva al mercato ed era sotto la giurisdizione degli epimeleti τοῦ ἐμπορίου. Gli agoranomi regolavano il prezzo e la quantità delle cose che venivano portate al mercato e punivano quelli che imbrogliavano sui pesi e sulle misure. In generale gli agoranomi avevano il potere di punire tutto ciò che non era conforme alle leggi o alle regole inerenti al mercato e lo facevano imponendo una piccola multa (in greco antico: ἐπιβολὴ?) ai cittadini.
Il fatto che avessero anche l'ulteriore potere di castigare personalmente stranieri e schiavi e di usare delle fruste è dubbio, dato che gli altri corpi di polizia ad Atene non avevano tali prerogative. L'unica prova per queste affermazioni sono gli scoliasti e i grammatici.
Gli agoranomi provvedevano ai templi e alle fontane del mercato e ricevevano la tassa che gli stranieri e i forestieri erano obbligati a pagare per il privilegio di esporre i propri prodotti in vendita al mercato (in greco antico: ξενικὸν τέλος?).
Gli agoranomi avevano il controllo delle prostitute pubbliche, come succedeva a Corinto, e fissavano il dovere di licenza (in greco antico: πορνικὸν τέλος?) che esse pagavano allo stato; è inverosimile che, come afferma la Suda , che gli agoranomi fissassero i compensi che queste prostitute dovevano ricevere dai loro clienti.
Note
Bibliografia
- Fonti primarie
- Aristofane, Acarnesi, v. 723, 824, 968
- Aristofane, Vespe, v. 1407
- Aristotele, Costituzione degli Ateniesi, 51.1
- Aristotele, Politica, 1299b17 e 1321b12-14
- Eschilo, Sette contro Tebe, v. 272
- Lisia, Contro i mercanti di grano (oraz. XXII), 16
- Platone, Leggi, 917a-b
- Fonti secondarie
Collegamenti esterni