Abdulah Sidran, secondo di quattro figli, è nato a Sarajevo, Bosnia Erzegovina il 2 ottobre 1944, anche se alcune fonti riportano erroneamente che sia nato il 29 settembre 1944. I suoi genitori erano musulmani e dal punto di vista etnico si definivano bosgnacchi. Il padre Mehmed (1915–1965) nacque a Kiseljak e lavorò come fabbro per le ferrovie jugoslave, mentre la madre Behija (nata Jukić) era casalinga.[2][3] Sidran ebbe tre fratelli: Ekrem (nato nel 1942; deceduto), Nedim (nato nel 4 febbraio 1947) ed Edina (nata nel 1953).[4] Sidran prese il nome dello zio paterno, un tipografo e compositore morto nel 1943 nel campo di concentramento di Jasenovac. Le radici della famiglia Sidran risalgono al paese di Biograd vicino a Nevesinje. Abdulah Hasan, il nonno paterno di Abdulah si trasferì a Sarajevo nel 1903.[5]
Studi
Sidran si laureò presso l'Università di Sarajevo. Sidran rimase a Sarajevo per tutta la durata della guerra in Bosnia. Dopo aver speso quasi tutta la sua vita a Sarajevo, si spostò prima a Goražde e poi nel piccolo villaggio di Tešanj dove vive.[6]
Carriera
Sidran fu sceneggiatore dei film che hanno reso noto al mondo Emir Kusturica[7] "Ti ricordi di Dolly Bell?" e "Papà?... , è in viaggio d'affari". Le storie raccontate nei due film sono a leggero sfondo autobiografico. Infatti, nei due periodi storici narrati, l'età dei due protagonisti corrisponde sempre con quella che aveva Sidran allora. La "Palma d'Oro" a Cannes nel 1985, con "Papa?...è in viaggio d'affari", aumenta l'attenzione internazionale anche su Sidran. Nel 1988 è stato invitato al Festival internazionale "Milano Poesia", e per la prima volta i suoi versi, tradotti dal poeta Massimo Luna, sono stati letti in un evento pubblico in Italia. È intervenuto poeticamente nel testo de “Il cerchio perfetto” (1997) di Ademir Kenović.[8]
Tra i lavori più riusciti: Šahbaza, Bone and meat, The Sarajevo tomb (Sarajevski tabut),[9]Why is Venice sinking (Zašto tone Venecija)[10] e diversi testi di poesia.
Tema dominante di alcuni suoi versi è stato il travaglio della sua città durante l'assedio.
«Quante volte piangendo abbiamo detto le nostre ardenti preghiere per la pace? Se ne infischia la Morte della lacrima della ragazza, se ne infischia la Morte delle preghiere dell’uomo»